EVENTI DEL CLUB

Il Rotary Club di Cento alla Fiera di Settembre

11/09/2025: Ruggero Ludergnani & il Torino

Il calcio come sogno trasformato in realtà

Trentanove anni, ferrarese, laurea in economia e una straordinaria passione, naturalmente il calcio, trasformata – da molti anni per la verità – in professione. Con grandi risultati. Stiamo parlando di Ruggero Ludergnani, figlio dell’indimenticato Marcello nostro socio e dirigente distrettuale del Rotary, imprenditore di successo.

Giovedì sera, nella bellissima casa di famiglia di Sant’Agostino, davanti a tanti soci, alla madre Carla, al fratello Matteo e alla cognata Beatrice, Ruggero ci ha parlato di sé, della sua storia professionale e anche personale, delle gioie e dei sacrifici, delle difficoltà e dei sogni. Già, i sogni: non mancano – non devono mancare – mai. Ma il più importante lui l’ha trasformato in realtà già da molto tempo, quando, forte di una volontà inossidabile, ha imboccato quella che riteneva (a ragione) la sua strada.

Iniziò – ha ricordato in apertura - come direttore sportivo dei ramarri di Sant’Agostino, poi divenne procuratore di giocatori, un’attività complessa anzichenò fin quando la Giacomense del presidente Mattioli, divenuta Spal, lo ingaggiò come responsabile delle giovanili. “Il salto dalla serie C alla serie A in meno di un anno mi ha inserito in un nuovo mondo”. Quel mondo straordinario lo ha portato ad affinare un mestiere oggettivamente importantissimo per una società di calcio che si rispetti. Lo stesso Mattioli e il direttore sportivo Vagnati lo tenevano in palmo di mano, e con ragione: centinaia di bambini e ragazzi coinvolti in modo serio e professionale, campionati vinti, interessanti risultati economici (le società hanno ovviamente bisogno anche di questo).

Poi il passaggio di Vagnati a Torino con Ruggero che momentaneamente preferì restare un altro anno fin quando le sirene piemontesi lo…stregarono e quindi non resistette, anche qui con ragione, al richiamo del grande Toro. “Mi ero già  accordato – racconta - poi ci ripensai per un attimo, temevo molto questo cambio. Ma alla fine firmai e feci la cosa giusta”.  Ecco quindi il saluto alla società biancazzurra che coincise con l’inizio del suo rapido declino poi trasformatosi nella fresca sanguinosa debacle di tacopiniana memoria e soprattutto responsabilità.

E a Torino Ruggero cominciò a farsi valere da par suo e “Divenni il responsabile del settore giovanile dei granata in riferimento al quale rispondo solo al presidente Cairo (personalità forte e non sempre facile ndr). Non ho altri sopra di me. Mi occupo anche di tutta l’amministrazione del settore compresa quella del settore femminile”, segno, potremmo dire, che quella laurea in economia non è affatto rimasta nel cassetto.

Già, i giovani granata, un piccolo esercito… ”Sono più di 600 suddivisi fra le 11 squadre giovanili, gli  under 15-20 e la scuola di calcio (5-8 anni)”. Poi gli occhi gli si illuminano ancora di più quando ricorda che “La scorsa stagione abbiamo vinto due titoli nazionali, non capitava da 42 anni”. Dieci ragazzi della sua scuderia, inoltre, hanno esordito in serie A. Il suo è un lavoro costante, certosino, roba da 4-5 riunioni al giorno, rapporto costante con lo staff, gli osservatori e naturalmente con i genitori con i quali parla anche di contratti (le regole quest’anno sono cambiate). Già, i genitori: “Tutti pensano di avere un figlio-fenomeno, ma non è sempre così…”

E il futuro di Ruggero? Gli bastano i successi delle giovanili? “Devo dire che non smanio per lavorare con le prime squadre ma, certo, se capitasse l’occasione giusta…Il ruolo che preferirei – confessa - sarebbe quello non di direttore sportivo ma di direttore generale”. In prospettiva, Bologna, come mèta, si sa che non gli dispiacerebbe (la sua famiglia è peraltro da sempre tifosa rossoblù ad eccezione della madre, spallina). Alberto Lazzarini 

24/07/2025: serata Economia

Panorama internazionale molto incerto

... ma l’Emilia Romagna sa reagire da par suo

Importanti riflessioni al tradizionale Forum estivo organizzato dai Rotary Estensi, capofila San Giorgio di Piano.

In attesa di conoscere quanto pagheranno anche gli emiliano-romagnoli (comunque qualche miliardo) per gli sciagurati dazi di Trump, la tradizionale riflessione estiva dei Rotary estensi (capofila il club di San Giorgio di Piano, presidente Giovanni Leporati) è partita dalla persistente debolezza economica della nostra regione. A spiegarne i motivi erano stati invitati (giovedì 24 luglio al Zanhotel di Funo) il presidente della Regione Michele De Pascale, il direttore di Bankitalia Venezia (ex Bologna) Michele Benvenuti, il dirigente di Confindustria Gian Luigi Zaina e Massimo Arduini dirigente Credem, coordinati dal giornalista del Carlino Andrea Zanchi.

Dunque le difficoltà dell’Emilia-Romagna. Il governatore le ha definite inevitabili visto che la regione vive (e prospera) grazie alla manifattura e che la produzione industriale (italiana ed europea) segna negativo da 28 mesi. Se va avanti così “si rischia di cambiare il Dna del territorio”. Occorre, allora, un generale cambio di rotta e di marcia a cominciare dall’Europa (molto critico, a sorpresa, il suo giudizio sulla Von Der Leyen) che deve avviare “una diversa politica industriale” mentre l’Italia denota “la totale assenza di politiche industriali”.  A livello regionale ci si deve impegnare per stabilizzare i costi dell’energia elettrica e intervenire sulla transizione digitale dove, peraltro, i 58 milioni disponibili in parte provenienti dall’Europa sono stati assegnati a tutti i richiedenti. Europa ancora sotto tiro sul versante “verde” dato che talune politiche di fatto danneggiano aziende come quelle del settore ceramico che sono “le più rispettose dell’ambiente al mondo”. In ogni caso, ha garantito De Pascale, la nostra regione non teme nulla: “È la punta di diamante al mondo in tanti settori: automotive, medicale, food, agromeccanico, ceramica, packaging…”

Quanto ai citati dazi americani, secondo il direttore di Bankitalia, si tratta di “una risposta sbagliata a problemi reali” e “basterebbe uno studente al primo anno di economia per capire che i dazi portano solo danno, a cominciare da chi li introduce”. Tant’è che il rating Usa è stato declassato (ha perso la tripla A dal 1919) e crescono i timori. Che fare allora? Andar giù duro: “L’Europa deve rispondere dove e come fa più male”. Indispensabile è dunque la coesione europea e il PNRR dimostra che un debito pubblico comune è possibile, utile e auspicabile. Più in generale “Non bisogna avere paura del sistema economico che cambia”. E ancora, riferendosi in particolare all’ambiente: “Investimenti che a breve sembrano non efficaci, frutteranno a lungo termine”.

Pare insomma finita l’epoca d’oro del libero scambio, ha poi commentato Gian Luigi Zaina. I dazi e altre barriere ostacolano la crescita mentre le imprese italiane soffrono a causa, anzitutto, dell’enorme costo dell’energia. In attesa del nucleare che verrà (fra 10 anni?) bisogna individuare alternative efficaci e intanto sostenere le aziende : “In Germania sono stati erogati 500 miliardi”. E ai dazi incombenti, che danneggiano soprattutto la meccanica, si risponde anche cercando altri mercati a cominciare da Mercosur (Sud America) e Africa. Sullo sfondo si accentua la lotta fra Usa e Cina, marginale la Russia, debole l’Europa che deve quindi rafforzarsi. Non aiutano, naturalmente, i dazi trumpiani che costeranno alle imprese e ai consumatori un incremento almeno del 30%. Importantissimo anche il rapporto con le risorse giovanili che vanno incentivate a rimanere o a tornare in patria dopo le necessarie esperienze all’estero. Ma, appunto, bisogna creare le giuste condizioni a cominciare da quelle economiche.

Naturalmente importante è il ruolo del sistema bancario: Credem “sta facendo la sua parte al fianco delle imprese e sul territorio” ha chiosato Arduini.

Ha concluso l’incontro l’ex governatore Rotary e dirigente bancario Adriano Maestri ricordando che l’incontro economico, sempre promosso e organizzato da Massimo Venturelli, si succede dal 2017 e sottolineando, in particolare, la necessità di un forte impegno per il ricambio generazionale nelle aziende, ancora “timido”. Alberto Lazzarini