Serata speciale il 23 ottobre!
Emanuele Lambertini, campione mondiale paralimpico di spada e fioretto invitato dal Rotary club di Cento in collaborazione con Rotary Club di San Giorgio di Piano e Lions Club di Cento, ci ha parlato della sua straordinaria storia.
È stata l’occasione anche per promuovere un service avente come oggetto la raccolta di fondi a sostegno dell’associazione “Bimbo Tu”.
Prima della conviviale il presidente dell’associazione Bimbo Tu, Alessandro Arcidiacono, ha brevemente illustrato storia e fini dell’associazione, nata a seguito della esperienza traumatica della famiglia del fondatore che ha dovuto affrontare il dramma del figlio colpito in tenerissima età da un tumore cerebrale.  L’odissea affrontata dalla famiglia ha avuto esito positivo e dalla terribile esperienza è nata l’associazione che si occupa di sostenere le famiglie di bimbi con malattie del sistema nervoso centrale, dando un supporto pratico ed emotivo.   Bimbo Tu mette a disposizione sistemazioni gratuite dove accogliere le famiglie che ne chiedano la disponibilità per assistere e seguire i propri bambini colpiti da tumori infantili e gravi patologie neurologiche nei percorsi di diagnosi e cure presso gli ospedali Bellaria, Maggiore e il Policlinico Sant’Orsola.
Il presidente dell’associazione con una esposizione accorata e toccante ha sottolineato come sia fondamentale avere supporto pratico, logistico, aiuto psicologico, economico per famiglie che magari lontane dalla propria regione e oppresse dal peso della malattia del bimbo devono rivoluzionare la propria vita e trovare la forza di lottare e credere nella risoluzione positiva della malattia.
Emanuele Lambertini ha fatto il suo intervento descrivendo due momenti della sua vita.   Il primo compreso fra i sei mesi e circa gli otto anni e il secondo che arriva fino ad oggi.   A sei mesi si manifesta la patologia che condizionerà la sua vita.  Un problema di origine vascolare determina un enorme ingrossamento della gamba destra con frequenti emorragie e formazione di piaghe.  Comincia la peregrinazione fra vari ospedali in Italia e nel mono alla ricerca di una diagnosi e di una cura.
I responsi sono sempre diversi e non forniscono certezze.
L’unica cosa certa è che sono necessari continui interventi di medicazione e bendaggi che richiedono anche 3 ore al giorno.
La famiglia non demorde.
Genitori, nonni, zii fanno squadra e non abbandonano mai la ricerca della guarigione.
Emanuele percepisce tutto questo.
È disponibile, motivato, forte.
All’età di 8 anni all’ospedale di Parigi, scelto dalla famiglia come centro di riferimento e fiducia per la malattia, gli viene proposta la decisione più importante.  I medici ritengono che la soluzione più indicata per cercare di recuperare una qualità di vita accettabile possa essere l’amputazione. Emanuele dà serenamente il suo consenso e da lì comincia la sua seconda vita.
E’ nato una seconda volta e inizia una serie di attività che lo portano ad avere la propria vita autonoma. Certo è diverso dagli altri però può fare, può esprimere e dare seguito alle proprie aspirazioni e attitudini. Apprezza e gusta la conquista, il conseguimento, attraverso l’impegno e il sacrificio, di tanti piccoli risultati che lo proiettano nella sua dimensione comunque di persona realizzata. Impara a vedere il sacrificio non come rinuncia ma come opportunità per l’ottenimento di qualcosa di più grande. La scuola, lo sport, gli amici, il tempo libero…Emanuele suona anche il pianoforte.  Nello sport arrivano i grandi risultati per cui lo conosciamo ed è conosciuto in tutto il mondo.  Il prossimo obiettivo sono le olimpiadi di Los Angeles e il podio.
Tutto questo è ed è stato possibile, sottolinea più volte Emanuele, grazie all’aiuto di tutti quelli che gli sono stati vicini e lo hanno incoraggiato in tutto il laborioso percorso.  Un tributo di riconoscenza e affetto alla famiglia, ai genitori e ai nonni in primis.  I nonni erano presenti e ci hanno dato la loro testimonianza fatta di affetto, motivazione e orgoglio per il nipote così forte, determinato e umano.
Emanuele non è solo sport.
Mette a disposizione la sua esperienza e la sua notorietà per aiutare e motivare quelli che si trovano in situazioni drammatiche in cui per incidenti o malattie devono ricostruire la propria vita. Partecipa ad incontri motivazionali in associazioni e ospedali proponendo quello che è , e deve essere il mantra  “ We can “-
La proiezione di un bellissimo e toccante filmato sulla disabilità, filmato in cui si mostra come niente è impossibile, tutto si può fare…basta crederci, e una serie di interventi con curiosità e apprezzamenti hanno chiuso una serata indimenticabile.