L’assessore Raffaele Donini a tutto campo: l’ospedale di Cento, il sistema regionale, le lunghe liste di attesa, le insufficienti risorse da Roma.
Siamo in vetta alla classifica ma i problemi non mancano. Della sanità emiliano-romagnola ha lungamente parlato l’assessore Raffaele Donini nel corso di un intenso e partecipato interclub (Rotary di Cento e di San Giorgio di Piano e Lions di Cento e di Pieve di Cento) organizzato nella sala del Consiglio comunale di San Giorgio di Piano.
Ospite della serata, introdotta dalla presidente del club di San Giorgio Virna Calzolari, era anche Loretta Masotti presidente della Fondazione “Ramazzini”, importante e qualificato centro di prevenzione e ricerca delle malattie oncologiche. Entrambi sono stati intervistati dal rotariano Alberto Lazzarini vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna.
L’intervista a Donini (si parla con insistenza di lui come possibile e accreditato successore di Bonaccini) si è sviluppata su tre piani; Cento, il sistema emiliano-romagnolo, la sanità nazionale.
Per quanto riguarda il SS Annunziata, l’assessore ha confermato quanto detto dal governatore Bonaccini un mese fa a Cento: il Pronto soccorso non si tocca, il Punto nascita è a forte rischio, nuove forti risorse sono state rese disponibili. A questo riguardo, ha specificato che la metà dei 13 milioni stanziati per l’ospedale di Cento saranno impiegati per l’ammodernamento e la messa in sicurezza della struttura, più di 5 milioni per la sismica e 200.000 euro per il Pronto soccorso e in ottica post covid. Non basta: degli 80 milioni in arrivo in regione con il Pnrr, una parte sarà destinata a Cento. Donini ha poi affermato che come ogni ospedale regionale, anche Cento avrà una propria “vocazione” o specializzazione (vedremo quale…); il tutto secondo un piano, una filosofia, orientata ad offrire il meglio possibile che è incompatibile con il “tutto a tutti”. Ci si dovrà quindi spostare (per le problematiche più importanti). I confini provinciali, ha aggiunto, non avranno l’importanza di prima, come dimostrano Argenta con le nuove attribuzioni o, fra poco, Pieve di Cento. Quanto a Bentivoglio, ospedale hub, sempre più forte, è “un importate riferimento per un vasto territorio”.
Sanità regionale
E’ intanto partita la sperimentazione dei Cau (centri assistenza urgenza) per snellire gli accessi ai Pronto soccorsi, venti appena dei quali ricevono l’80% dell’intera utenza. E ancora: “Il 70% degli accessi è costituito da codici bianchi e verdi”. Nel frattempo “mancano i medici di medicina di urgenza: 5000 a breve se ne andranno e saranno sostituiti da appena 1500 professionisti”.
Capitolo annoso, sentitissimo e delicato, quello delle liste di attese; i tempi sono spesso troppo lunghi. Donini ha sottolineato che gli effetti della pandemia tuttora si stanno facendo sentire molto e ricorda “19.000 vittime, 200.000 pazienti curati negli ospedali, altri 300.000 a domicilio. Sono stati rinviati 80.000 interventi e 300.000 visite. Crescono sempre più le richieste di esami e visite e allora i medici dovrebbero “Resistere di più a talune pressioni del cittadino-paziente”. Va da sé che sia necessario utilizzare meglio i medici anche perché molti bandi sono andati deserti.
Più in generale la riorganizzazione passa per un maggiore efficientamento, con l’impiego più intenso della specialistica ambulatoriale, la valorizzazione degli specializzandi e una loro “più equa ripartizione negli ospedali e sui territori”, nonché sulla sanità privata accreditata.
Va poi potenziata la rete territoriale attraverso le Case di comunità (ben 130 su 500 sono emiliano-romagnole mentre alcune regioni sono a quota zero) e una maggiore integrazione con il sociale. Accordi con le farmacie sono alle viste mentre all’orizzonte (anzi, qui davanti) compare una nuova utilissima metodologia di gestione della salute: la telemedicina.
Sanità nazionale
Più in generale, Donini pone naturalmente al centro la sanità pubblica che non esclude la privata accreditata e “quella che collabora”. La sanità pubblica infatti favorisce la comunità nel suo complesso e soprattutto chi non può permettersi spese aggiuntive (decine di milioni di persone): in definitiva l’indebolimento della sanità pubblica colpirebbe i più poveri. Allora, a maggior ragione occorrono risorse: “38 miliardi sono stati sottratti alla sanità negli ultimi 15 anni”, ha lamentato l’assessore. “14 ne sono stati reimmessi dal 2020 a seguito del Covid. Ne mancano dunque all’appello 20, pari a 5 in 4 anni richiesti da tutte le regioni. Non possiamo reggere a lungo”.
Sullo sfondo emerge (è stato detto anche nel corso del bel dibattito) la necessità di una più ampia e intensa informazione nei confronti dei cittadini.
L’Istituto Ramazzini
Loretta Masotti, presidente da pochi mesi dell’Istituto “Ramazzini” ha ricordato i motivi per cui il grande professor Cesare Maltoni creò questa importante struttura impegnata nella lotta contro il cancro e le malattie ambientali. Oltre trentamila sono i soci di questa che è una delle più gradi e importanti cooperative sociali del nostro Paese. Si alimenta con raccolta fondi e tante importanti iniziative davvero lodevoli. Al “Ramazzini” fa capo il Centro di ricerca sul cancro dedicato allo stesso prof. Maltoni: è uno dei più autorevoli nel campo della ricerca in vivo. “Opera – ha detto Masotti – anche attraverso due strutture cliniche, a Bologna e a Ozzano, dove vengono fornite prestazioni sanitarie ed esami diagnostici in numerose specialistiche”. La presidente ha anche ricordato i recentissimi Ramazzini days con scienziati e medici a Bologna da tutto il mondo e le due importanti ricerche effettuate su glifosato e aspartame, sostanze altamente cancerogene. Sullo sfondo la necessità di salvaguardare l’ambiente e con esso l’uomo e la sua salute.L’assessore Raffaele Donini a tutto campo: l’ospedale di Cento, il sistema regionale, le lunghe liste di attesa, le insufficienti risorse da Roma.
Siamo in vetta alla classifica ma i problemi non mancano. Della sanità emiliano-romagnola ha lungamente parlato l’assessore Raffaele Donini nel corso di un intenso e partecipato interclub (Rotary di Cento e di San Giorgio di Piano e Lions di Cento e di Pieve di Cento) organizzato nella sala del Consiglio comunale di San Giorgio di Piano.
Ospite della serata, introdotta dalla presidente del club di San Giorgio Virna Calzolari, era anche Loretta Masotti presidente della Fondazione “Ramazzini”, importante e qualificato centro di prevenzione e ricerca delle malattie oncologiche. Entrambi sono stati intervistati dal rotariano Alberto Lazzarini vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna.
L’intervista a Donini (si parla con insistenza di lui come possibile e accreditato successore di Bonaccini) si è sviluppata su tre piani; Cento, il sistema emiliano-romagnolo, la sanità nazionale.
Per quanto riguarda il SS Annunziata, l’assessore ha confermato quanto detto dal governatore Bonaccini un mese fa a Cento: il Pronto soccorso non si tocca, il Punto nascita è a forte rischio, nuove forti risorse sono state rese disponibili. A questo riguardo, ha specificato che la metà dei 13 milioni stanziati per l’ospedale di Cento saranno impiegati per l’ammodernamento e la messa in sicurezza della struttura, più di 5 milioni per la sismica e 200.000 euro per il Pronto soccorso e in ottica post covid. Non basta: degli 80 milioni in arrivo in regione con il Pnrr, una parte sarà destinata a Cento. Donini ha poi affermato che come ogni ospedale regionale, anche Cento avrà una propria “vocazione” o specializzazione (vedremo quale…); il tutto secondo un piano, una filosofia, orientata ad offrire il meglio possibile che è incompatibile con il “tutto a tutti”. Ci si dovrà quindi spostare (per le problematiche più importanti). I confini provinciali, ha aggiunto, non avranno l’importanza di prima, come dimostrano Argenta con le nuove attribuzioni o, fra poco, Pieve di Cento. Quanto a Bentivoglio, ospedale hub, sempre più forte, è “un importate riferimento per un vasto territorio”.
Sanità regionale
E’ intanto partita la sperimentazione dei Cau (centri assistenza urgenza) per snellire gli accessi ai Pronto soccorsi, venti appena dei quali ricevono l’80% dell’intera utenza. E ancora: “Il 70% degli accessi è costituito da codici bianchi e verdi”. Nel frattempo “mancano i medici di medicina di urgenza: 5000 a breve se ne andranno e saranno sostituiti da appena 1500 professionisti”.
Capitolo annoso, sentitissimo e delicato, quello delle liste di attese; i tempi sono spesso troppo lunghi. Donini ha sottolineato che gli effetti della pandemia tuttora si stanno facendo sentire molto e ricorda “19.000 vittime, 200.000 pazienti curati negli ospedali, altri 300.000 a domicilio. Sono stati rinviati 80.000 interventi e 300.000 visite. Crescono sempre più le richieste di esami e visite e allora i medici dovrebbero “Resistere di più a talune pressioni del cittadino-paziente”. Va da sé che sia necessario utilizzare meglio i medici anche perché molti bandi sono andati deserti.
Più in generale la riorganizzazione passa per un maggiore efficientamento, con l’impiego più intenso della specialistica ambulatoriale, la valorizzazione degli specializzandi e una loro “più equa ripartizione negli ospedali e sui territori”, nonché sulla sanità privata accreditata.
Va poi potenziata la rete territoriale attraverso le Case di comunità (ben 130 su 500 sono emiliano-romagnole mentre alcune regioni sono a quota zero) e una maggiore integrazione con il sociale. Accordi con le farmacie sono alle viste mentre all’orizzonte (anzi, qui davanti) compare una nuova utilissima metodologia di gestione della salute: la telemedicina.
Sanità nazionale
Più in generale, Donini pone naturalmente al centro la sanità pubblica che non esclude la privata accreditata e “quella che collabora”. La sanità pubblica infatti favorisce la comunità nel suo complesso e soprattutto chi non può permettersi spese aggiuntive (decine di milioni di persone): in definitiva l’indebolimento della sanità pubblica colpirebbe i più poveri. Allora, a maggior ragione occorrono risorse: “38 miliardi sono stati sottratti alla sanità negli ultimi 15 anni”, ha lamentato l’assessore. “14 ne sono stati reimmessi dal 2020 a seguito del Covid. Ne mancano dunque all’appello 20, pari a 5 in 4 anni richiesti da tutte le regioni. Non possiamo reggere a lungo”.
Sullo sfondo emerge (è stato detto anche nel corso del bel dibattito) la necessità di una più ampia e intensa informazione nei confronti dei cittadini.
L’Istituto Ramazzini
Loretta Masotti, presidente da pochi mesi dell’Istituto “Ramazzini” ha ricordato i motivi per cui il grande professor Cesare Maltoni creò questa importante struttura impegnata nella lotta contro il cancro e le malattie ambientali. Oltre trentamila sono i soci di questa che è una delle più gradi e importanti cooperative sociali del nostro Paese. Si alimenta con raccolta fondi e tante importanti iniziative davvero lodevoli. Al “Ramazzini” fa capo il Centro di ricerca sul cancro dedicato allo stesso prof. Maltoni: è uno dei più autorevoli nel campo della ricerca in vivo. “Opera – ha detto Masotti – anche attraverso due strutture cliniche, a Bologna e a Ozzano, dove vengono fornite prestazioni sanitarie ed esami diagnostici in numerose specialistiche”. La presidente ha anche ricordato i recentissimi Ramazzini days con scienziati e medici a Bologna da tutto il mondo e le due importanti ricerche effettuate su glifosato e aspartame, sostanze altamente cancerogene. Sullo sfondo la necessità di salvaguardare l’ambiente e con esso l’uomo e la sua salute.
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